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Dal’Italia a San Francisco. La genesis di un succeso made in Italy

[Episodio #62]

Oggi parliamo di una vera storia di Made in Italy Tech, forse di uno dei primi esponenti italiani che ha contributo nell’esportare il Made in Italy Tech, nella Silicon Valley, sicuramente la patria del Software. Oggi parliamo con Paolo Privitera e della sua incredibile storia. Oggi Paolo è cittadino statunitense dopo 22 anni di permanenza negli Stati Uniti, e ci racconta la sua genesis del successo facendo il processo dall’Italia a San Francisco nel mondo Tech.

Paolo, racconta il suo trasferimento negli Stati Uniti, un percorso tutt’altro che usuale e diverso dagli standard comuni. Nel 2002, decise di trasferirsi a New York, considerata da lui la capitale del mondo, piuttosto che puntare alla Silicon Valley, che non era nei suoi piani all’epoca. Non si trasferì per lavoro, studio o amore, ma perché cercava un luogo ad alta energia, con un ritmo di vita estremamente veloce e tecnologico. New York, con i suoi grattacieli e la sua avanzata tecnologia, rappresentava per lui il futuro, un contrasto netto rispetto alla lentezza italiana. Il trasferimento a New York fu inizialmente un esperimento di tre mesi, perché cercava un ambiente che lo proiettasse nel futuro più di quanto potesse fare l’Italia, senza una motivazione specifica, ma con l’obiettivo di immergersi in un contesto dinamico e innovativo.

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Però, dopo aver trascorso tre mesi a New York, Paolo tornò in Italia per gestire la sua azienda web, fondata nel 1994, che dirigeva a distanza. Tuttavia, il periodo scelto per il suo primo soggiorno a New York era uno dei più difficili della storia moderna, poco dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Aveva programmato il suo viaggio per il 16 settembre, ma dovette cancellare il volo a causa degli eventi tragici. Dopo aver completato la sua laurea in informatica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia nell’aprile successivo, Paolo partì per New York solo 12 giorni dopo la laurea, spinto da un forte desiderio di andare. Non aveva aspettative precise, se non quella di trovare ispirazione. Per lui, New York rappresentava una sorta di meditazione, simile a chi cerca rifugio spirituale in India. Paolo era già stato a New York circa venti volte come turista, sfruttando spesso voli diretti da Venezia per brevi visite. Questo legame con la città, rafforzato dai suoi numerosi viaggi durante l’era delle lire, lo portò a iniziare la sua nuova avventura a New York.

La Silicon Valley entrò nella sua vita cinque anni dopo, nel 2007. Prima di trasferirsi nella celebre valle tecnologica, Paolo visse quasi quattro anni a Los Angeles, attratto da un progetto che lo portò lì. Paolo trovò Los Angeles molto più accogliente rispetto a New York, in parte perché la California non era stata colpita emotivamente tanto quanto New York dagli eventi dell’11 settembre. La sua avventura professionale in Silicon Valley divenne ufficiale, grazie a un progetto consulenziale di un’azienda di Los Angeles che lo invitò a San Francisco. Poco dopo, Paolo iniziò a lavorare al lancio della sua quinta azienda fondata da zero. Prima di questo, aveva già creato diverse imprese, tra cui un social network, un software SaaS B2B per la gestione dei permessi costruttivi nelle città californiane, un progetto di escrow online per i pagamenti e-commerce chiamato Pony Safe, e la sua principale azienda di web development, GTX.

Nel contesto della sua esperienza nella Silicon Valley, Paolo co-fondò Eventsi, un’azienda di eventi. Questo progetto nacque dall’incontro con i suoi soci, Yuri Gassi, Emanuele Corradini e Andrea Pelleschi, originari di Modena, con cui si conobbe e collaborò a San Francisco.

La piattaforma raggiunse risultati impressionanti: oltre 200 milioni di eventi aggregati (arrivati a 250 milioni nel tempo), 60 milioni di utenti unici in un anno senza alcun investimento in marketing, 11 milioni di organizzatori di eventi, e 10 milioni di luoghi tracciati dove si svolgevano gli eventi. Questo successo fu ottenuto principalmente grazie al traffico organico, e la piattaforma divenne un punto di riferimento globale per eventi, luoghi e organizzatori. Paolo e il suo team crearono quello che chiamano il “Events Graph,” un vasto database che mappava qualsiasi evento e luogo possibile, collegando organizzatori e partecipanti in tutto il mondo. La piattaforma rapidamente raggiunse un 70% di market share e in quel momento (2018-2019), i numeri dicevano che forse potevano essere incluso più grandi più di Facebook, come Facebook Events. Anche Google busso alla porta dei ragazzi per chiedere come mai avevano più eventi di loro.

Nel 2020, però la pandemia ha avuto un impatto devastante su molti settori, incluso quello degli eventi. Per l’azienda, il passaggio a zero ricavi è stato immediato quando gli Stati Uniti hanno annunciato il lockdown. In quel periodo, l’80% delle loro entrate proveniva dal mercato americano. La squadra principale era composta da oltre 20 persone a Modena, quasi 10 a San Francisco e altri membri distribuiti in Argentina, Inghilterra e altre parti del mondo. L’annuncio del lockdown ha colpito duramente l’azienda, portando Paolo a un periodo di “depressione imprenditoriale” per due o tre settimane. La situazione era aggravata dalla responsabilità verso il suo team e dai clienti insoddisfatti. Nonostante i consigli di molti che gli suggerivano di salvare sé stesso e non pensare all’azienda, Paolo ha deciso di trovare una soluzione apparentemente impossibile. Ha iniziato a contattare aziende di eventi più grandi o di dimensioni simili, proponendo loro di acquistare la sua azienda. Paolo ha sottolineato che la loro azienda era pulita e ben organizzata, pronta per una piccola IPO con tutti i controlli e le verifiche già completati. Questo tentativo di vendere l’azienda era motivato dalla necessità di trovare un modo per sopravvivere in un momento in cui il mercato degli eventi era paralizzato.

Paolo, contattò direttamente i CEO delle aziende nel settore degli eventi, cercando possibili acquirenti che potessero sostenere la sua azienda in un momento così difficile. Delle settanta aziende contattate, sessantuno hanno risposto negativamente perché, pur volendo, non potevano permettersi l’acquisizione. Le restanti nove aziende hanno avanzato offerte, ma sei di queste hanno fatto proposte di acquisto al prezzo simbolico di un dollaro in cambio di azioni e assunzione del personale. Questo tipo di offerta non era utile per Paolo, poiché il suo obiettivo principale come CEO era proteggere gli stakeholder, inclusi azionisti, dipendenti e advisor.

Tra le tre offerte rimanenti, tutte reali e significative, una proveniva da un noto brand di San Francisco. In sintesi, Paolo ha attraversato un periodo di caos e incertezza di sette-otto mesi, durante i quali ha cercato disperatamente di trovare un acquirente per la sua azienda, affrontando molte difficoltà e decisioni complesse per cercare di proteggere i suoi stakeholder nel miglior modo possibile. La terza offerta, proveniente da events.com, si è rivelata la più promettente. Paolo aveva inizialmente avviato trattative con loro subito dopo lo scoppio della pandemia, ma senza risultati concreti.Seguendo il suo istinto, ha ricontattato il CEO di events.com, chiedendo loro di presentare un’offerta equivalente a quella che aveva sul tavolo. Sorprendentemente, events.com ha risposto rapidamente, riuscendo a ottenere l’approvazione del loro board e presentare un’offerta in 24 ore.

La firma dell’accordo è avvenuta l’8 ottobre 2020, dopo quattro mesi di due diligence. Da allora Paolo diventa il Vice-President di events.com e una referenza italiana nel Silicon Valley per tutto il Tech che si vuole muovere laggiú.

per piú info: https://www.events.com

 

🏆 Consiglio che vorresti dare per chi vuole venire negli USA: per avere successo negli Stati Uniti, secondo Paolo Privitera, non basta prendere un aereo. Questo è solo il primo passo di un lungo processo. Paolo, che vive negli USA da 22 anni, ha visto molti startupper arrivare con l’idea di cambiare il mondo in una settimana, ma ciò è impossibile. Serve tempo per ambientarsi e capire come funziona l’ecosistema locale. Per iniziare a comprendere le dinamiche comunicative, lavorative, culturali ed energetiche ci vuole almeno un anno. Bisogna essere li e partecipare attivamente a eventi, conferenze e qualsiasi occasione di networking. Il networking è fondamentale e rappresenta il primo asset da costruire. Bisogna uscire dall’ufficio e passare il 80% del tempo fuori per fare rete, avere dei biglietti da visita (anche digitali) e un pitch di 10 secondi pronto. L’elevator pitch tradizionale di 30 secondi è ormai superato: ora bisogna essere in grado di presentarsi in maniera efficace e rapida.

Infine, Paolo sottolinea l’importanza di costruire una buona reputazione e di fare networking. È fondamentale creare un nome e farsi ricordare. Suggerisce di creare un ponte tra il proprio paese e gli Stati Uniti, alternando periodi di permanenza tra i due, fino a quando si sarà pronti per stabilirsi a lungo termine.

 

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